#03 : Nagasaki, Gunkanjima, le bombe e gli ostelli.

Fa ridere perché questo è solo il terzo post di questo blog e abbiamo già degli arretrati. Nello scorso post mi sono completamente dimenticato di parlare di Tomioka, la città che più ci ha voluto bene in assoluto! 

Dunque, immaginatevi l'arrivo di due stranieri, in sella alle loro biciclette, in un piccolissimo e sperduto paesino portuale giapponese (una roba da 300 abitanti, per intenderci). E no, non stiamo parlando di due stranieri belli freschi e puliti: parliamo di due gaijin bagnati zuppi (mai presa così tanta pioggia e grandine), stanchi morti e soprattutto affamati. Ecco, questo è lo scenario con cui si sono aperte le nostre avventure a Tomioka.

Venivamo da quella che fino ad oggi è sicuramente stata la pedalata più dura di tutte: 50km in salita, con freddo, vento, pioggia battente e grandine a tratti. Ciò che ci faceva andare avanti imperterriti era il pensiero di buttarci nelle terme di Tomioka, trovate su google maps, e verso le quali ci stavamo dirigendo. 

Una volta arrivati alle terme, dopo un po' di esultanza per avercela fatta, l'arrivo della peggior notizia di sempre: la proprietaria delle terme ci ha vietato l'ingresso in quanto quello era un complesso termale accessibile solo agli anziani. Potete immaginarvi le nostre facce: sgomento allo stato puro. Ormai pronti a far marcia indietro e abbandonare l'idea di scaldarci e di darci una lavata, la proprietaria ci ha chiesto di aspettare un attimo e si è messa a fare un giro di telefonate. 30 secondi dopo, ci ha spiegato di aver contattato un minshuku (民宿, una piccola pensione giapponese) lì vicino, dicendo che ci stavano aspettando e che ci avrebbero fatto usare la vasca della pensione a patto che avessimo fatto in fretta. Con ancora un po' di speranza in corpo, siamo saliti in sella e abbiamo seguito un cliente appena uscito dalle terme e che, nel vedere le nostre espressioni stanche, si deve essere impietosito e ha così deciso di scortarci direttamente a destinazione. Giunti al minshuku, siamo stati accolti con grandi sorrisi , il bagno a disposizione e addirittura due onigiri freschi a testa. Il tutto gratis e condito da delle gran belle chiaccherate con la proprietaria della pensione e sua figlia, la quale ha poi deciso di caricarci in macchina e farci fare il giro del paese, raccontarci la storia della zona e mostraci il loro famoso castello. Come se non bastasse, prima di riportarci alle bici ci ha pure accompagnati nell'unica Izakaya (居酒屋, tipico bar giapponese) di Tomioka, consigliandoci di andare lì per cena. E così, ovviamente, abbiamo fatto, subito dopo aver tentato in tutti i modi di esprimere la nostra gratitudine per essere stati accolti con così tanto affetto. 

Sio che disegna dopo la cena megabuona all'Izakaya di Tomioka

Dopo la cena, abbiamo chiesto al cuoco se nei paraggi ci fosse un posto dove poter piantare la tenda per la notte e lui con un gran sorriso ci ha indicati il giardino adiacente al locale. Fantastico! Appena usciti, siamo stati incuriositi dal suono di tamburi che provenivano dalla zona del porto e siamo incappati nelle prove generali del festival della città, che avverrà a fine mese. 

Le prove del festival

Le prove del festival

Dopo aver scattato qualche foto e fatto qualche video delle prove, ci siamo visti spuntare dal nulla Nami-san, la figlia della proprietaria della pensione, la quale ci stava cercando per invitarci a fare colazione l'indomani alla pensione prima di partire. Pazzesco. Abbiamo quindi montato la tenda, messo la sveglia alle 5.30 e ci siamo addormentati increduli di fronte a tanta ospitalità. Il giorno dopo, alle 6, ci siamo presentati alla pensione e ci siamo ritrovati di fronte a una megacolazione a base di pesce, riso, verdure e natto. Rifoccilati e riconoscenti, abbiamo raggiunto il porto, preso il traghetto e raggiunto Nagasaki.

Dopo circa 500km di villaggi, paesini e campagna, un paio di giorni di sosta in una grande città erano davvero necessari. 

Il tramonto sul porto di Nagasaki

Appena arrivati, abbiamo cercato un ostello e, grazie al solito culo che ci ritroviamo, siamo finiti a Casa Noda : mura megacolorate, un'amaca che pende dal soffitto in salotto e soprattutto, gente megasimpatica. 30 secondi dopo aver mollato giù le borse, ci sentivamo a casa nostra. Talmente tanto che senza neanche accorgercene, dopo aver fatto due passi per il centro della città, abbiamo speso tutto il pomeriggio belli tranquilli in ostello a conoscere gente e alla sera la situazione si è animata e abbiamo iniziato a fare festa con gli altri viaggiatori che pernottavano lì. In due parole: una figata.

Scene urbane a Nagasaki

Scene urbane a Nagasaki

Scene urbane a Nagasaki

Il giorno dopo abbiamo visitato Gunkanjima, da sempre il posto che più volevo visitare in tutto il Giappone. 

Gunkanjima è un'isola abbandonata di fronte al porto di Nagasaki, una volta abitata da circa 5000 persone vista la ricchissima miniera di carbone su cui poggia, ma che nell'arco di 3 mesi dopo la chiusura della miniera è stata abbandonata completamente e così è rimasta fino ad oggi. Per chi come me ama l'esplorazione urbana e i posti decadenti, Gunkanjima è tipo il paradiso assoluto. Peccato che non solo non sia liberamente visitabile, ma addirittura ci si può arrivare unicamente con un maledetto tour organizzato all'interno del quale ti permettono solo di visitare la parte più brutta e noiosa dell'isola, lasciando fuori portata il ben di Dio di edifici abbandonati megafichi. Mortacci loro. 

Dormire, ovunque. Come si confà ad ogni giapponese che si rispetti. Anche sui traghetti per Gunkanjima.

Dopo un'ora di traghetto, finalmente Gunkanjima all'orizzonte. E via, giù tutti a far foto. 

Gunkanjima

Gunkanjima

Gunkanjima

Gunkanjima

Gunkanjima

Perfette simmetrie sul ponte della barca, al ritorno da Gunkanjima.

Morale della favola? 1 ora di traghetto per andare, 10 minuti di visita alla parte più brutta di quest'isola, 1 ora di traghetto per tornare. Delusione cocente ma, potete scommetterci, un giorno ci tornerò di frodo come hanno già fatto altri e finalmente potrò godermi questa meraviglia come si deve. 

Dopo essere rientrati dal tour più deludente della storia, abbiamo fatto una visita al museo della bomba atomica e poi siamo andati a prendere la funivia per raggiungere l'osservatorio sulle colline di Nagasaki da cui si può vedere tutta la città. E lì, si che ne è valsa la pena! 

Vista di Nagasaki di notte. 

L'osservatorio di Nagasaki

Vista del porto di notte. 

Una volta finito di fare foto dall'osservatorio, siamo rientrati in ostello ed è ricominciata la festa! Questa volta fra brasiliani, coreani, italiani e giapponesi abbiamo conosciuto Danjyuuro, un attore di Osaka in viaggio con cui abbiamo subito stretto amicizia. Un paio di birre dopo ho mobilitato un po' tutti, l'ho portato sul tetto dell'ostello e gli ho scattato un paio di ritratti, finalmente utilizzando i flash che mi sono portato dietro e che fino a quel momento erano rimasti inutilizzati nelle borse. 

Dan sul tetto

Dan sul tetto

Il giorno abbiamo salutato tutti con la promessa di rivederci un giorno e, dopo una visita al parco della pace di Nagasaki, eretto in memoria delle vittime della bomba atomica, siamo partiti in direzione di Fukuoka. 

Il parco della pace di Nagasaki

A Nagasaki la pizza è una bomba!

Il viaggio continua...

Ah, giusto, ci abbiamo pure il secondo video blog pronto, Taaac!